Io sono Chiara e questa è la newsletter di Kanji, quella che parte ogni lunedì mattina per arrivare alla tua casella di posta. Se te l’hanno inoltrata e vuoi iscriverti, puoi farlo da qui.
La scorsa settimana ho passato un paio d’ore molto interessanti a confrontarmi con una persona, nostra cliente da qualche anno, sul futuro dell’impresa che sta guidando.
Ne sono emerse una serie di riflessioni che mi porterò nei momenti di quiete/riposo/noia del periodo natalizio in arrivo, per poi ricondividerle sui tavoli di lavoro, al rientro, in una forma utile all’operatività. O almeno ci proverò, e chissà che la magia del Natale non faccia il resto ;)
Ci vuole visione.
Come vuoi cambiare il mondo? Quando Sinek dice di partire dal perché intende l’essenza di ciò che muove le persone a compiere un’impresa (di business, di carriera o personale). È il “I have a dream” di Martin Luther King, è la motivazione che spingeva il supereroe che ha infiammato le tue letture di gioventù, è il purpose che va parecchio di moda nel mondo della comunicazione e del marketing degli ultimi anni, ma che rappresenta comunque lo scopo profondo dell’esistenza di un’impresa.
Pianificare è sano.
Lo so: i piani ben riusciti riescono solo all’A-Team. Nel mondo reale appena fai un piano arriverà l’imprevedibile congiuntura astrale a cambiare le carte in tavola, ma tant’è. Continuo a credere che la pianificazione, soprattutto a 12-18 mesi, sia comunque uno strumento eccezionale in grado di aiutare a realizzare grandi cose.
Per raggiungere grandi obiettivi ci vuole tempo, un passo dietro l’altro, e direzione. Gli obiettivi non si raggiungono dall’oggi al domani e, soprattutto, i singoli passi devono essere uno in fila all’altro, verso la stessa direzione. Qualche giravolta lungo la strada è normale: qualche bivio sbagliato dal quale tornare indietro, qualche sosta non prevista eppure necessaria, ma nel complesso ci deve essere un insieme consistente di attività e di scelte che rispondano a una visione di lungo termine.
Agire senza pianificare è comportarsi da irresponsabili, perché è la pianificazione che permette di dire dei “no”, di dare coerenza alle scelte fatte, di non farsi deviare dagli entusiasmi o da sporadiche vittorie incontrati lungo la via. Non importa se ogni due per tre la pianificazione è da rivedere perché qualcosa, nel frattempo, è cambiata. Un conto è rivedere un piano ogni volta che serve, un altro è andare a braccio con una vaga idea di cosa voler ottenere.
Decidere con consapevolezza.
Prendere grandi decisioni è molto difficile e lo è molto di più che in passato. Nel confronto che ho avuto, stavamo parlando di grosse decisioni da prendere e, di conseguenza, una serie di ipotesi da valutare, come aprire una nuova società, aprire un nuovo ramo di business, scindere la società attuale, creare una holding.
In un sistema così complesso come quello che viviamo, ognuno di noi può essere competente e preparato su una fetta sempre più piccola di competenze: non solo ci sono sempre più specializzazioni in ambito giuridico, economico e fiscale, ma anche nel mondo digitale le diverse professionalità non si contano più (non esiste più il webmaster di una volta che si occupava di tutto, dal codice ai contenuti).
Si dice che ci siano più consulenti che imprese, ma se è vero forse non è così sbagliato, soprattutto con riferimento alla piccola impresa. Nelle imprese sotto i 50 dipendenti non si può assumere una persona per ogni competenza specifica, ma chi la dirige deve limitarsi a esternalizzare qualche servizio (pochi, per essere economicamente sostenibile) e per il resto formare le persone che ci sono, affinché siano operative su più campi nella quotidianità. Questa struttura del lavoro fa sì che, quando ci sono in ballo grandi decisioni, servano degli specialisti che abbiano competenze approfondite della materia, che siano in grado di aiutare nella definizioni di ipotesi e simulazioni per il futuro, che sappiano valutare i differenti impatti di decisioni diverse.
Quando chi dirige un’impresa deve prendere decisioni di questo calibro, non può più, come accadeva in passato, limitarsi al parere del classico commercialista di altri tempi, ma ha bisogno di parlare con figure professionali diverse che tocchino vari aspetti della questione, fare chiarezza sui pro e contro delle varie possibilità, secondo le diverse sfaccettature che ogni professionalità è in grado di evidenziare, per poi arrivare a prendere una decisione, per quanto spaventosa e complicata sia. La differenza è nel grado di consapevolezza con cui la si affronta, molto meno alla cieca.
Rispetto a tutti questi punti, la narrazione in cui siamo immersi non aiuta. Quanto volte ci troviamo davanti persone che propongono soluzioni superficiali e semplicistiche che non tengono conto del contesto e degli impatti che la modifica proposta potrebbe avere sul resto del sistema? Nel business, nella politica, nella vita personale gli esempi si sprecano.
Quando la/il titolare di un’impresa ci racconta il suo problema siamo in grado di vederne le tante implicazioni e diramazioni o stiamo solo pensando a che tipo di risposta brillante possiamo dare? Stiamo pensando a tutto quello che non sappiamo? Io a volte lo dimentico, mentre credo che se ce lo “tatuassimo in fronte” lavoreremmo meglio, sempre.
Buon inizio settimana, buon 2024 ricco di visione, confronto, consapevolezza e coraggio,
Chiara (e Tatiana)
📃Il nostro sito
Partire dal perché, anche nella scelta degli strumenti.
Se ti interessa il tema della complessità, sul nostro blog puoi approfondire in molti modi diversi: fare design nella complessità, dare una direzione nella complessità, sfuggire al bias della complessità, lavorare insieme nella complessità.
📍Cose che hanno lasciato un segno
Il presepe del marketing, l’ultima newsletter di Gianluca Diegoli è di un’ironia semplice e meravigliosa, come i racconti natalizi della blogosfera vecchi di quindici anni e linkati in fondo a quella stessa newsletter.
Un elenco di libri interessante dalla community di persone che segue Cristina Scaraffia
Domani alle 18 c’è l’ultima puntata di RadioUX del 2023 con Carlo Frinolli
Di public writing e di testi brevi. Ne scrive Luisa Carrada
(Abbiamo bisogno di) gentilezza. È il tema della puntata 5 di Puntino un podcast di cose intorno ai contenuti.
Uno dei tre super poteri del design thinking è la forza dello “Yes, and”
📚🎧📺 Stiamo leggendo/ascoltando/guardando
Le letture, gli ascolti e le visioni di Chiara
Niente di nuovo da segnalare questa settimana: TV fissa sui film di animazione della Disney mentre proseguo con la lettura di Sentiti bene nella tua casa di Frida Ramstedt e l’ascolto di Neurolex, che parla di psicologia cognitiva applicata nell’ambito del diritto, e di Il corpo giusto, che rompe gli stereotipi riguardo al corpo, al cibo e all’abbigliamento.
Le letture, gli ascolti e le visioni di Tatiana
Un altro weekend all’insegna della produzione natalizia di panettoni. Ho finito Rivoluzione Z di Giulia Blasi (bellissimo) e ripreso How to make sense in any mess di Abby Covert, un libro meraviglioso per chi si chiede cosa sia l’architettura dell’informazione e non vuole affidarsi a un manuale: leggero, consistente, intenzionale. Super consigliato.
Per preparare l’ultimo incontro del mio corso di comunicazione efficace, ho ripreso Lezioni Americane di Calvino. Ne ha parlato anche Vera Gheno nell’ultima puntata (ultima anche del 2023) di Amare Parole, il podcast sul linguaggio e i suoi cambiamenti.
A proposito di libri, biblioteche, antibiblioteche e tsundoku, ti consiglio l’ultima puntata di Alternate Takes di
Ho ascoltato i miei soliti podcast de Il Post: Morning e Morning weekend, Amare Parole, Cosa c’entra, Comodino. e la nuova puntata di Altre Indagini (solo per chi è abbonato). Wild Baricco una conversazione di oltre due ore tra Matteo Caccia del Post con Alessandro Baricco è un piccolo capolavoro per capire meglio Baricco, i suoi testi, la visione di una scuola che funziona e altre curiosità.
Ho finito Non ci resta che il crimine, la serie e iniziato Noi siamo tempesta. Nel frattempo, ho salvato la lista dei miei film di Natale per quando finalmente mi prenderò una pausa.
Tengo traccia dei libri che leggo su Goodreads. Ci sei anche tu?
🔎[Cosa stiamo facendo] Notizie dal mondo Kanji
Questa newsletter salta i prossimi due lunedì, 25 dicembre e primo gennaio 2024, ci rileggiamo l’8. Nel frattempo, ahimè, non immaginarci troppo in vacanza, abbiamo bisogno di tempo di qualità per portare avanti lavori importanti, perciò ne approfitteremo tra un panettone e l’altro. Buona festa anche a te, qualunque cosa sia per te “festa”.
📍Note a piè di pagina
Cerchiamo di usare un linguaggio rispetto e inclusivo. Nel testo potresti trovare questi simboli: « ǝ», «з»
Cosa significano? Sono simboli fonetici [schwa (o scevà)] utilizzati per non fare differenze, rispettando l’identità di genere di ognuno. Il simbolo fonetico /ə/ si usa per le desinenze al singolare. Lo schwa lungo /3/ invece per il plurale. Ne abbiamo parlato in una newsletter: voce del verbo includere.
📍Note a piè di pagina/ 2
Ogni tanto, nei consigli di lettura dei libri che leggiamo, o abbiamo letto, c'è un link con un codice di affiliazione. Questo significa che se clicchi e poi compri una di noi prende una piccolissima percentuale. Qui i dettagli.
È giusto e corretto che tu lo sappia e decida di conseguenza cosa fare. ;)
Vuoi condividerla? Puoi usare il bottone qui sotto
Grazie per la citazione, sempre preziose le vostre riflessioni <3