Relazioni e patrimonio aziendale
Per massimizzare il profitto serve creare, conservare e coltivare buone relazioni per generare, dentro e fuori, valore per il business e per le persone.
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L'altro giorno parlavo con un'amica di un'amicizia in comune che da tempo non si fa sentire con nessuna di noi. Capita di non farsi sentire per lunghi periodi, soprattutto in questa epoca così faticosa per tutti.
In questo caso però non è semplice fatica ma indifferenza, poiché da un paio d’anni nessun messaggio riceve risposta, nemmeno quelli più brevi, concreti e circostanziati (es: verresti con me all'evento x?).
Trovo che l'indifferenza, la versione non violenta del ghosting, sia uno dei modi più brutti di chiudere una relazione, qualunque tipo di relazione.
È qualcosa di ricorrente anche nel business: ci nascondiamo dietro la scusa che mantenere delle relazioni costa tempo e denaro, e perciò dobbiamo limitarci a quelle fondamentali per la nostra impresa, tralasciando le altre.
E così si accumulano mail senza risposta, presentazioni fredde e impersonali, accordi commerciali tirati al limite, ex colleghi che non si salutano agli eventi di settore.
Siamo tutti d’accordo che intrattenere relazioni costa tempo e denaro.
Ma anche nel lavoro, come nella vita privata, ricordiamo e teniamo in considerazione le persone con cui abbiamo avuto uno scambio significativo, quelle con cui abbiamo instaurato un rapporto.
Il senso di gratitudine che proviamo verso chi ci ha dato una mano in un momento di difficoltà condiziona il nostro modo di agire; la fiducia (o la sfiducia) che abbiamo verso il futuro si costruisce anche attraverso l’esperienza di atti positivi (o negativi) ricevuti e accumulati nel tempo.
E non lo dico perché sono buona e gentile, al contrario, lo dico guardando al soldo, lo dico da controller.
Per troppo tempo abbiamo insegnato (e ahimè lo facciamo ancora) agli aspiranti manager/imprenditorз/capitanз d’industria di vedere l’impresa come un costrutto che genera valore, una black box dove, dato un certo mix di input, ne esce un output che, se allineato ai bisogni dei clienti, diventa l’outcome perfetto, lo scalino da cui ambire all’ottimizzazione massima del margine (di profitto).
Credo sia ormai tempo di cambiare questa visione, e di riconoscere che l’impresa è innanzitutto un insieme (più o meno stabile, più o meno coordinato) di relazioni tra persone, dentro e fuori l’impresa, e che il punto focale per massimizzare il profitto è stimolare la creazione/conservazione/approfondimento di relazioni “virtuose” tra le persone. L’organizzazione dell’attività, da un punto di vista economico-gestionale, diventa un problema secondario, a breve delegabile ad algoritmi sufficientemente sofisticati.
E di nuovo lo dico da controller (il “volemose bene” è l’anticamera della nullafacenza), perché se io mi occupo degli acquisti della mia impresa voglio e devo portare a casa il miglior prodotto in termini di qualità/prezzo, non quello venduto dalla persona che mi sta più simpatica.
Quando più sopra scrivo relazioni “virtuose” tra le persone intendo relazioni basate sul rispetto reciproco, la fiducia che tutte le parti coinvolte stanno cercando di trovare il miglior accordo per tuttз (e non sono per se stessз o la propria impresa), la trasparenza rispetto ai propri interessi e timori.
Termini talmente abusati che, nel B2B come nel B2C, oltre a non aver più alcun significato concreto, portano addirittura all’estremo opposto, ci sembrano segnalatori di fumo, senza arrosto.
Io non lo so come si risolve questa cosa dal lato della comunicazione (per questo c’è Tatiana), quello che so è che i costi generati da relazioni povere e formali sono sotto gli occhi di tuttз:
una persona formata che si licenzia e se ne va dall’oggi al domani
due colleghi che si parlano malvolentieri e non condividono le informazioni
un cliente insoddisfatto convinto che stai tentando di fregarlo in qualche modo
un partner, o un distributore, che guarda solo al suo orticello
un commerciale che non crede al valore che porti
un fornitore che si limita a eseguire pedissequamente il contratto sottoscritto.
Se vuoi possiamo misurare i costi generati da comportamenti come questi, ma sappiamo già che sono altissimi e, soprattutto, sommati insieme, possono far affondare l’intero progetto di business.
Il mito del dio denaro parte dal fatto che siamo abituati a ragionare per beni fungibili e a organizzare le nostre imprese partendo da questi concetti.
Allora iniziamo a pensare anche alle relazioni come beni fungibili. Un po' mi fa orrore scriverlo, ma quantomeno è un primo passo per nominarle, elencarle, valorizzarle.
Iniziamo ad annoverare le relazioni virtuose tra il patrimonio aziendale perché sono quelle che, alla fin fine, generano valore e creano futuro.
Buon inizio settimana, buone relazioni,
Chiara (e Tatiana)
📃Il nostro blog/la nostra newsletter
Con un buon sistema di misurazione possiamo tracciare tutto ciò che per noi è importante. Se vorresti farlo ma non sai da dove partire, l’ultimo articolo sul blog potrebbe darti una mano.
📍Cose che hanno lasciato un segno
L’ultima newsletter di Giorgio Soffiato, ha ispirato la scrittura di questa: niche customization
Su capitale economico, umano e sociale partiamo dalla definizione
L’intelligenza artificiale e la ricerca con le persone (caso studio)
Il valore del silenzio nella User research (ma non solo)
“non basta più dimostrare che una startup funziona sulla base di una massa di utenti registrati in modalità free quando il modello di business si basa su un abbonamento mensile”, dall’ultima newsletter di Alessia Camera
Dove salvare il tuo archivio fotografico, dall’ultima newsletter di Chiara Battaglioni
📚🎧📺 Stiamo leggendo/ascoltando/guardando
Le letture, gli ascolti e le visioni di Chiara
Sabato sera sono andata alla “festa dei portoni”: a Sagliano, un piccolo paese del Biellese, a metà luglio di ogni anno, gli abitanti della via principale preparano da mangiare e lo servono all’ingresso dei loro cortili interni (sul portone) a tutte le persone che passano di lì. Lo stress di andare a un evento pieno di gente, affollato e rumoroso, si è sostituito alla gioia genuina di riabbracciare persone che non rivedevo da tempo. Mi voglio continuare ad allenare per cancellare gli effetti della pandemia dalla mia socialità.
Ho ripreso con le serie Tv con Memories of Alhambra. Sempre produzione coreana ma qui la storia romantica si abbina a una componente di thriller fantasy/fantascientifico che me la rende molto appassionante, fatico a spegnere alla fine di un episodio!
Lato podcast continuo con Dungeons&Deejay mentre con gli amici ieri abbiamo ripreso la campagna di DnD con effetti scoppiettanti, ne scriverò ancora.
Le letture, gli ascolti e le visioni di Tatiana
Ieri sera, ho visto un film meraviglioso che mi ha riportato al ricordo della mia esperienza in carcere come docente: Grazie ragazzi, il film di Riccardo Milani con Antonio Albanese e Vinicio Marchioni (il Freddo di Romanzo criminale) è un piccolo capolavoro. Si parla di carcere, di teatro (Beckett, aspettando Godot, in particolare), di relazioni e di umanità.
Letture: proseguo con il libro che ha vinto il premio Strega: Come d’aria di Ada d’Adamo, molto intenso e anche struggente.
Lato podcast, proseguo con Morning e morning weekend, Amare Parole. Le nuove due puntate di Indagini sui fatti di Seveso, 10 luglio 1976, mi hanno lasciata l’amaro in bocca. Tra l’altro, sono nata una settimana prima della vicenda.
Tengo traccia dei libri che leggo su Goodreads. Ci sei anche tu?
🔎[Cosa stiamo facendo] Notizie dal mondo Kanji
Fino a fine luglio questa newsletter continuerà a uscire ogni lunedì. In agosto, invece, faremo solo due uscite, e in versione più leggera.
Nel frattempo lavoriamo per chiudere alcuni progetti prima dell’estate.
📍Note a piè di pagina
Cerchiamo di usare un linguaggio rispetto e inclusivo. Nel testo potresti trovare questi simboli: « ǝ», «з»
Cosa significano? Sono simboli fonetici [schwa (o scevà)] utilizzati per non fare differenze, rispettando l’identità di genere di ognuno. Il simbolo fonetico /ə/ si usa per le desinenze al singolare. Lo schwa lungo /3/ invece per il plurale. Ne abbiamo parlato in una newsletter: voce del verbo includere.
📍Note a piè di pagina/ 2
Ogni tanto, nei consigli di lettura dei libri che leggiamo, o abbiamo letto, c'è un link con un codice di affiliazione. Questo significa che se clicchi e poi compri una di noi prende una piccolissima percentuale. Qui i dettagli.
È giusto e corretto che tu lo sappia e decida di conseguenza cosa fare. ;)
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