Rendere semplice ciò che non è
Dal branding alla business analysis per riemergere con una mappa
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Come si sta da quella parte dello schermo? Qui sembra di essere in un continuum di lavoro altamente richiedente, un flusso di performance attese/erogate senza sosta, con tempi che vanno da super urgenti (qualche ora) a decisamente lunghi (6 mesi), con un carico mentale enorme perché consumiamo energie anche solo “a stare sempre sul pezzo”. E dire che sono appena tornata da due giorni di vacanza ;-)
Tra i vari flussi lunghi, ci sono due progetti a cui stiamo lavorando, all’apparenza molto distanti tra loro: Tatiana si sta occupando di branding design di un insieme di aziende che sono diventate una sola; mentre io sto seguendo un progetto di business analysis di una piccola azienda le cui aree di lavoro interne sono diventate molto più grandi che in passato.
(Branding) Creare senso
Quando si parla di branding, spesso ci si rifà agli elementi visivi: l’identità è quella visiva, perdendo di vista quella verbale e, soprattutto, quella valoriale. Ci si butta in declinazioni, verbali e visive appunto, per progettare messaggi da diffondere e ci si dimentica che quello che fa di un’azienda un brand è tutto l’universo in cui si genera fiducia, valore e impatto.
Nel primo caso, il progetto di branding design (che segue Tatiana) richiede di ridisegnare l’identità di una azienda complessa, fatta di diverse business unit che lavorano molto bene, ma ancora “a comparti”. Le aree sono affini e, dall’esterno, la prima cosa che si nota sono le affinità e i flussi incrociati che ogni business unit ha con le altre. Da questa prima analisi, i passi successivi sono stati:
andare in profondità per tirare fuori il cosa, come e perché di ogni realtà e trovare i punti di contatto tra loro e come fossero collegate all’azienda. In pratica, si è trattato di (ri)costruire la journey map interna di ogni singola business unit.
Mettere in luce le connessioni superficiali con quelle più profonde per lavorare successivamente su come queste relazioni e connessioni potessero portare valore (e risposte) ai bisogni dei clienti, generare senso e rafforzare la fiducia.
(Business) Dare una valore economico
Quando un’azienda è composta da aree di lavoro diverse tra loro (per un qualunque motivo come modalità organizzative, personale coinvolto, struttura dei costi, tipologia di fatturato prodotto, ecc.) viene spontaneo a un certo punto volerle valutare separatamente, per poter differenziare la strategia complessiva aziendale, in base alle dinamiche specifiche di ogni business unit.
Per questo motivo, nel secondo caso, il progetto di business analysis (che segue Chiara) richiede di andare a isolare i diversi flussi di lavoro interni, con i relativi costi e ricavi prodotti, per poterli attribuire alle diverse business unit, in modo tale che rispecchino l'attività di ogni area nel modo più fedele possibile. Dall'esterno è facile notare i punti in cui la suddivisione non è così chiara e dove la forzatura del voler far rientrare tutto in una delle business unit può creare delle distorsioni nell’attribuzione di un valore economico. Da questa prima analisi i passi successivi sono:
mappare l’utilizzo delle risorse aziendali e i punti in cui si incrocia l’attività di più business unit (ad esempio il magazzino, il personale di supporto, i furgoni delle manutenzione, ecc.) per stabilire una regola di attribuzione dei valori economici che sia chiara, semplice e condivisa.
identificare negli strumenti di rilevazione del lavoro operativo come, dove e quando andare ad aggiungere l’informazione della business unit di riferimento, in modo tale che, nell’analisi dei dati economici, si possa declinare la visione d’insieme delle performance aziendali in un dettaglio analitico per business unit.
Riuscire a “spacchettare” i flussi lavoro in singole azioni in modo veritiero, collegate al perché di ogni attività aziendale, ci permette di allontanarci da una mera, e fittizia, attribuzione di costi, poco utili ai fini del decision making aziendale. Per gestire un’impresa in modalità data driven abbiamo bisogno di dati affidabili, non di ipotesi spannometriche.
Scendere in profondità
Nelle imprese di oggi, sempre più volatili, complesse e diversificate, spesso non riusciamo a fermarci e scendere in profondità: uscire dal quotidiano, riuscire ad applicare uno sguardo esterno a quella che per noi è la nostra attività giornaliera e ripetuta credo sia una competenza eccezionale estremamente difficile da applicare.
In entrambi i casi, pur partendo da situazioni differenti e facendo un lavoro diverso, abbiamo fatto, e stiamo facendo, lo stesso tipo di lavoro: aiutare a scendere in profondità, senza perdersi, per poi riemergere con una visione sintetica e analitica insieme, con una mappa semplice ma non semplicistica, con una nuova conoscenza del funzionamento ultimo dell’impresa, di come genera valore sostanziale per le persone.
Se devo fare un augurio per il 2024 è proprio questo: prendere il tempo di fermarci e scendere dentro al perché di quello che facciamo, con l’aiuto di persone di cui ci fidiamo, a cui dare la mano per non perderci nei meandri del nostro solo punto di vista.
Buon lunedì, buon inizio settimana,
Chiara (e Tatiana)
📃Il nostro blog
Per approfondire i due argomenti, qui ti proponiamo due articoli del nostro blog, perché fai quello che fai e come iniziare a misurare il valore economico di business unit differenti.
📚🎧📺 Stiamo leggendo/ascoltando/guardando
Le letture, gli ascolti e le visioni di Chiara
Ho guardato il film 'Ci sei Dio? Sono io, Margaret ' che racconta in modo fresco e spiritoso gli entusiasmi e i drammi di una ragazza adolescente negli anni 70; per quanto il contesto sia ormai molto diverso da quello attuale ci sono alcuni temi trattati che restano senza tempo e ancora coinvolgenti.
Ho iniziato Mercoledì, la serie di Netflix sulla figlia della famiglia Adams, inquietante e divertente insieme, ho faticato a spegnere.
Lato libri invece ho ripreso Il ministero della suprema felicità, romanzo di Arundhati Roy, mentre ho collezionato una serie di nuovi titoli, per lo più storici, grazie alla mostra Fantasy: Realms of Imagination che ho visitato alla British Library di Londra (meravigliosa, era un po’ che volevo andarci, la saletta dedicata alla Magna Carta mi ha commosso).
Le letture, gli ascolti e le visioni di Tatiana
Nel mio stato altalenante di febbre-non febbre, ho più ascoltato che letto. Anche senza febbre, la fatica mi ha accompagnata e anche la sfortuna di aver rotto gli occhiali. 🙁
Ho iniziato Il volto del male di Stefano Nazzi e ho ascoltato le due nuove puntate di indagini. La nuova puntata di Amare Parole di Vera Gheno Le parole di chi studia all’università e i titoli dei giornali racconta di una ricerca condotta su più università e come è stata raccontata dai giornali.
Mi sono iscritta a due nuove newsletter: Kundalini beat è la newsletter di Daria Bernardoni che, dopo aver dato le dimissioni, lasciata Milano, è partita con il suo compagno per un lungo viaggio. L’altra è French teacher Carlito, una newsletter per imparare il francese, fatta molto bene e che mi ha incuriosita.
Da Costa a Costa è ripartita: la newsletter di Francesco Costa sulle nuove elezioni presidenziali americane.
Proseguo invece la visione di The Mandalorian.
Tengo traccia dei libri che leggo su Goodreads. Ci sei anche tu?
🔎[Cosa stiamo facendo] Notizie dal mondo Kanji
Settimana con diversi tipi di attività: avvio di un nuovo progetto, incontri con clienti avviati e un laboratorio di team building venerdì prossimo per chiudere in bellezza.
📍Note a piè di pagina
Cerchiamo di usare un linguaggio rispetto e inclusivo. Nel testo potresti trovare questi simboli: « ǝ», «з»
Cosa significano? Sono simboli fonetici [schwa (o scevà)] utilizzati per non fare differenze, rispettando l’identità di genere di ognuno. Il simbolo fonetico /ə/ si usa per le desinenze al singolare. Lo schwa lungo /3/ invece per il plurale. Ne abbiamo parlato in una newsletter: voce del verbo includere.
📍Note a piè di pagina/ 2
Ogni tanto, nei consigli di lettura dei libri che leggiamo, o abbiamo letto, c'è un link con un codice di affiliazione. Questo significa che se clicchi e poi compri una di noi prende una piccolissima percentuale. Qui i dettagli.
È giusto e corretto che tu lo sappia e decida di conseguenza cosa fare. ;)
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