La scorsa settimana mi sono imbattuta in un TEDx che mi ha regalato una grande libertà: il permesso di mettermi di lato. E non solo il permesso, ma anche lo sprone a farlo, perché spesso i nostri abbagli derivano dal fatto che abbiamo messo la nostra persona al centro di tutto, come nel modello astronomico tolemaico, quando invece basterebbe fare un passo di lato per rimettere tutto nella giusta prospettiva.
Io sono Chiara e questa è la newsletter di Kanji, quella che parte ogni lunedì mattina per arrivare alla tua casella di posta. Se te l’hanno inoltrata e vuoi iscriverti, puoi farlo da qui.
Ho conosciuto Edwige Pezzulli grazie a DiParola Festival, l'evento sul linguaggio chiaro, inclusivo, accessibile, che si terrà i prossimi 3 e 4 ottobre on line e a L’Aquila.
Pezzulli è una astrofisica e una divulgatrice scientifica che, tra le tante attività, ha anche partecipato a TEDx Reggio Emilia con un talk dal titolo “Universo e crisi, l’importanza della fragilità”. Durante i 15 minuti scarsi di questo video, mi è arrivata una sorta di folgorazione quando ha detto:
Tutti gli indizi astrofisici che abbiamo raccolto fino ad adesso sembrano sottolineare lo stesso principio. Un principio antico, il principio copernicano che si può riassumere in quattro parole: non siamo al centro. La Terra non è il cuore del sistema solare e questa consapevolezza oggi si è estesa all'intero universo. Non occupiamo nessuna posizione privilegiata: siamo osservatori qualunque partiti in questo viaggio, convinti di essere al centro del sistema solare, al centro della Via Lattea, al centro dell'universo, e che hanno capito pian piano di essere sempre più in periferia, fino a scoprire che, per quello che ne sappiamo adesso, nell'universo non ci sono né centri, né periferie.
Per arrivare a questa conclusione gli scienziati nel corso dei secoli hanno applicato il metodo scientifico, che prevede lo studio della realtà, la raccolta di dati empirici e l’analisi logica e matematica degli stessi.
L’esame di realtà
L’esame di realtà è uno strumento importante della psicoterapia che coinvolge la valutazione critica della percezione individuale rispetto agli aspetti oggettivi della realtà. Questo strumento si concentra sull’analisi delle interpretazioni personali, delle credenze e dei pensieri del paziente, confrontandoli con la realtà esterna.
Attraverso il confronto tra la percezione individuale e gli elementi oggettivi, l’esame di realtà aiuta a identificare distorsioni cognitive, schemi di pensiero disfunzionali o convinzioni limitanti.
Fonte: https://academy.unobravo.com/blog/esame-di-realta
Anche nel mio lavoro uso spesso l’esame di realtà, perché il prerequisito per poter definire un buon obiettivo di business è aver chiaro il contesto reale in cui ci troviamo.
Possiamo pensare di avere un impatto concreto solo quando scegliamo di guardare alle cose come stanno, invece che vivere con la testa tra le nuvole della fantasia, cullata dal rumore di fondo dell'infodemia in cui viviamo.
L’esame di realtà mi serve molto anche quando devo prendere una decisione su un tema che non so come affrontare o che mi angustia o che vorrei proprio rimuovere completamente.
Per me l’esame di realtà è darmi il tempo e lo spazio di chiedermi:
quali sono i fatti reali e concreti che compongono il tema?
Quali sono i miei sentimenti a riguardo?
Cosa ne pensano le altre persone coinvolte (se ce ne sono)?
Abbiamo fisiologicamente bisogno di metterci al centro. E per fortuna, perché se non fossimo in grado di ascoltare con estrema attenzione il nostro corpo, le nostre emozioni e i nostri pensieri non avremmo potuto evolverci fino a dove siamo oggi. Ma non è che tutto il mondo gira intorno a me, tutt’altro, e ricordarlo mi dona una grande leggerezza, oltre a una sana dose di umiltà.
Perciò di seguito riporto qualche bagno di realtà che tipicamente e ciclicamente somministro a clienti, ma che credo possano far bene a chiunque guidi un’impresa.
Ripetiamo insieme (cit.):
La mia azienda non è al centro del mercato
Come non ci sono centri né periferie nell’universo, lo stesso vale nel business: ogni modello è teoricamente valido, perché nel mercato c’è spazio per tutto.
L’avverbio “teoricamente” non è a caso, perché ci dev’essere qualcuno, là fuori, disposto a scegliere (e comprare e pagare) quello che offriamo. Dobbiamo essere in grado di raggiungere quelle persone e dobbiamo garantire la fruizione della nostra offerta in modo efficace, efficiente ed economico.
Se manca una o più di queste condizioni il modello non funziona, proprio perché non siamo al centro di un bel niente. Né lo è il fantomatico leader di settore, che forse può fare lobby politica per nominare chi coprirà il ruolo di persona esperta di un certo tema in una certa commissione tecnica. Ma da fare lobby a essere al centro c’è la stesso rapporto che intercorre tra la massa di un buco nero e quella dell’intero universo: infinitesimale.
Ripetiamo insieme/2 (cit.):
Il mio prodotto non è al centro del pensieri del mio cliente
Ogni impresa pensa che il proprio prodotto o servizio sia fondamentale, perché risolve un problema importante e determinante del proprio cliente ideale. E invece, nella realtà, non è al centro dei pensieri delle persone cui ci rivolgiamo, nemmeno dei nostri migliori clienti, che hanno da badare a tante altre cose importanti, spesso più di quanto lo è il bisogno che il nostro prodotto/servizio risolve.
Poi a un certo punto succede: la persona cui ci rivolgiamo decide che è ora di capire se la nostra proposta fa al caso suo e si concentra su di noi. Per un attimo siamo davvero al centro dei suoi pensieri, ma spesso si tratta di un solo momento, o poco più, perché il resto della sua vita non aspetta noi: il telefono che squilla all’improvviso, un’altra persona irrompe nel suo ufficio, un familiare la sta aspettando per pranzare insieme.
Ripetiamo insieme/3 (cit.):
Non sono al centro della mia impresa
Se lavori con altre persone c’è un motivo: la tua competenza non è sufficiente a portare avanti quell’impresa, la mole di lavoro troppa per una sola persona, l’attività troppo complessa per essere gestita in solitudine. Se lavori con altre persone, quindi, non sei solo tu al centro della tua impresa: al centro c’è un’unica proposta di valore, quella che nel vostro insieme offrite in modo unico e distinguibile rispetto ai competitor.
In alcune situazioni il tuo punto di vista è più importante di quello di altre persone, soprattutto in quelle che hanno direttamente a che fare con il rischio di impresa, che è sulle tue spalle; ma per tutto il resto ognuna delle persone che lavora con te porta parte del peso, e va bene così, perché la condivisione regala molte gioie. Senti la leggerezza all’idea di poterti affidare a qualcun altro? A poter delegare, condividere il peso, smezzare la fatica?
Io sento bene questo senso di leggerezza, anche se spesso lavoro da sola, ed è il motivo per cui la cosa di cui vado più fiera della settimana scorsa è aver ceduto una parte di lavoro (e quindi di fatturato) a persone con competenze complementari alle mie, perché ho messo al centro il problema del cliente, invece che me stessa e i miei obiettivi di business.
Togliere il riflettore da me stessa, fare un passo di lato, mi permette anche di applicare, ogni tanto, un certo livello di menefreghismo, di fare spallucce, di non dare troppo peso alle conseguenze di quello che decido, intanto non muore nessuno. Letteralmente.
Il peggio che può capitare è un mancato introito (ne arriveranno altri), una piccola macchia sulla mia impeccabile reputazione (ma davvero?), un mostrarmi umana e fallibile (come poi sono, ogni giorno).
Buon lunedì, buon passo di lato,
Chiara (e Tatiana)
📃Abbiamo parlato di
Dopo l’esame di realtà è il momento giusto per darsi degli obiettivi, qui un articolo su come definire un obiettivo di business.
📍Cose che hanno lasciato un segno
Un post di Elena Panciera su terza età e ageismo, su LinkendIN
“Chi vende corsi avendo se stesso come unica esperienza – e unica unità di misura – si dimentica sempre un dettaglio: non si insegna ad avere successo mettendosi in mostra”. Dall'ultima newsletter di Guido
Se credi che le parole abbiano un impatto sulla vita delle persone, puoi partecipare a DiParola festival, on line o in a presenza a L’Aquila, c’è anche la possibilità di seguirlo gratuitamente.
Per i soci e le socie di Architecta sta arrivando il momento dell’anno in cui ci si ritrova al Summit, quest’anno a Roma il 27 e 28 settembre.
“Non dobbiamo vergognarci dei nostri privilegi, ma abbiamo il dovere di usarli per costruire una società equa”. Dall’ultima newsletter di Cristina Scaraffia.
Scrivere per tutti: intervista ad Alice Orrù per la rubrica “scrivere di” di Alternate Takes, la newsletter di Letizia Sechi.
📚🎧📺 Stiamo leggendo/ascoltando/guardando
Le letture, gli ascolti e le visioni di Chiara
Ho guardato le prime puntate dell'ultima stagione di Emily in Paris, su Netflix, e mi sono goduta tutti i costumi di scena, letteralmente mozza-fiato.
Ho letto Tre ciotole di Michela Murgia e ne ho apprezzato la fine descrizione di alcuni moti dell’animo, davvero ben scritto, e il senso di indeterminatezza lasciato dalla somma di questa serie di spaccati di vita di persone collegate tra loro solo in parte ma che, tutte, stanno attraversando un cambiamento radicale.
Ho ascoltato un paio di episodi di Azionalo, il podcast di Aziona, e mi sono piaciuti e ho ascoltato la prima puntata di Percorsi, il nuovo podcast della community di Rame.
Le letture, gli ascolti e le visioni di Tatiana
Letture. Proseguo con Sergio Marchionne di Tommaso Ebhardt e rifletto tantissimo su cosa vuol dire prendere decisioni, anche difficili per far succedere le cose.
Ascolti. Tanta musica anche questa settimana e soprattutto nel weekend, tra una trasferta e l’altra. Ho partecipato a un workshop bellissimo e super interessante organizzato dalla mia associazione Architecta e Buildo su WCAG (testare l’accessibilità dalla teoria alla pratica). Hai mai provato a usare una tecnologia assistiva per navigare un sito web? Io a un certo punto stavo per urlare. È un tema davvero importante e dovremmo metterlo sempre al centro.
La puntata di domenica di Amare Parole è ricca di riflessioni sulla questione gender.
Ho messo in lista un nuovo podcast, oltre ai miei soliti, che parla di vino. Non l’ho ancora iniziato e quindi niente link. Prima lo ascolto, poi decido se.
Visioni. Una settimana molto intensa nella quale non ho ritagliato molto spazio per serie, film e programmi. Ho visto la prima puntata di XFactor e sono molto entusiasta del gruppo giudici e di Giorgia come presentatrice (super WOW). Proseguo con Imma Tataranni, sostituto procuratore.
Tengo traccia dei libri che leggo su Goodreads. Ci sei anche tu?
🔎[Cosa stiamo facendo] Notizie dal mondo Kanji
Settimana di incontri e lavori dietro le quinte per far funzionare le cose e portare avanti al meglio i progetti in corso. Chiara intervalla il lavoro con un controllo senologico di routine ché ormai abbiamo una certa, Tatiana si dedica agli ultimi preparativi in vista del Summit di settimana prossima (anzia).
📍Informazioni di servizio
Cerchiamo di usare un linguaggio rispetto e inclusivo. Nel testo potresti trovare questo simbolo: « ǝ». Cosa significa? È un simbolo fonetico [schwa (o scevà)] utilizzato per non fare differenze, rispettando l’identità di genere di ognuno. Ne abbiamo parlato in una newsletter: voce del verbo includere.
Ogni tanto, nei consigli di lettura dei libri che leggiamo, o abbiamo letto, c'è un link con un codice di affiliazione. Questo significa che se clicchi e poi compri una di noi prende una piccolissima percentuale. È giusto e corretto che tu lo sappia e decida di conseguenza cosa fare. ;)
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