Far succedere le cose
Perché le cose che succedono siano belle devono essere anche rischiose e sfidanti. E pure condivise.
Un fine settimana dedicato alle votazioni. Non ricordo che in Italia si andasse a votare il sabato. Io ho mantenuto la domenica, come la mia prima volta di, ormai, tanti anni fa.
Quello che ha guidato il mio voto è stato il futuro, non solo mio, ma quello delle generazioni più giovani che si troveranno a gestire questo mondo strano. Ho letto i programmi, mi sono informata, ho cercato nomi e ho fatto ricerca (e pure il test di Will media che ha confermato le mie scelte) per valutare le persone candidate. Ho scelto chi mi rappresenta, allontanandomi da chi invece ha idee e convinzioni opposte alle mie.
Ho trascorso la domenica a fare le cose che non riesco mai a fare in settimana e a leggere aggiornamenti, sondaggi, exit poll. Una ricerca spasmodica guidata dalla paura che i risultati fossero quelli che non volevo. In Europa, nonostante ci siano risultati nazionali abbastanza netti, come in Francia o in Germania, ci sarà più equilibrio e l’idea di collaborare e unirsi ha permesso qualche traguardo, seppur piccolo.
Io sono Tatiana e questa è la newsletter di Kanji, quella che parte ogni lunedì mattina per arrivare alla tua casella di posta. Se te l’hanno inoltrata e vuoi iscriverti, puoi farlo da qui.

Far succedere le cose
Nelle ultime due settimane ho partecipato a due eventi. La scorsa settimana sono stata a Urca! due giornate all’insegna della User Research tra esperienze, idee e storie. Ho imparato tantissimo e ho conosciuto un sacco di persone super. Una delle tante cose emerse che mi sono portata a casa è la centralità della collaborazione tra persone e tra team diversi, soprattutto con funzioni diverse.
Venerdì ho partecipato agli UXday 2024. Ero da remoto, perché la trasferta mi avrebbe messa in difficoltà. Apprezzo sempre di più gli eventi ibridi che permettono la partecipazione sia online, da remoto, sia in presenza. Sia per chi ha difficoltà a organizzare trasferte, sia perché credo sia una scelta più inclusiva di chi ha difficoltà motorie o altre disabilità.
Durante tutta la giornata, che in parte ho seguito con un po’ di distrazioni, ho raccolto un sacco di spunti interessanti e molto utili che toccano anche il mio lavoro quotidiano: la centralità della (co-)progettazione (e di un mindset).
«Le cose davvero belle hanno bisogno di essere rischiose. Hanno bisogno di passione, di confronto, di brividi. Hanno bisogno di fuoco. Altrimenti non sono belle, sono solo cose.»
Questa frase ha chiuso il talk che ha aperto la giornata di UX Day, quello di Maria Cristina Lavazza. La frase non è sua, dice di averla letta in un bar. In ogni caso, mi ha subito colpita, e ho scelto di inserirla qui perché ha senso con il mio pensiero.
Archi e nodi al centro di ogni processo
Due settimane fa, ho scritto che siamo le scelte che facciamo per affrontare (iniziare a) il grande tema di avere una visione e una strategia e di come lo scegliere sia dirimente per trasformare quella strategia in azioni (tattica) e fare in modo che quelle azioni siano efficaci e permettano di ottenere dei risultati (outcome). Credo che fare strategia sia una delle cose più complicate nel ciclo di vita di un’organizzazione, ma allo stesso tempo quella più sfidante e soddisfacente.
Se fatta con e per le persone, la strategia e il dove andare può generare un impatto notevole, perché è condivisa, co-partecipata e, quindi, co-generata.
Per prima cosa, prendendosi cura di archi (relazioni) e nodi (persone, in primis) e metterli in luce per generare vero valore. Coinvolgere le persone, a più livelli dell’organizzazione e che appartengono a funzioni diverse dalla nostra, ci permette di vedere e guardare meglio e anche di andare in profondità. A patto che si riconosca che non ci sono nemici da sconfiggere, ma solo qualcosa da risolvere, insieme.
Un primo passo potrebbe essere quello di iniziare a mappare le competenze trasversali delle persone con le quali collaboriamo, allontanandosi dalle mere funzioni aziendali, per guardarle in modo diverso e con nuovi occhi. E sconfiggere anche un po’ di bias (che anche io ho) su come classifichiamo le persone in categorie. È ovvio che è più facile in apparenza andare meglio con chi è nel nostro team, ma forse le persone possono stupirci.
Ascoltare, coinvolgere e partecipare sono le azioni che dovremmo sempre mettere in campo e buone regole da tenere sempre a mente, per progettare a livello sistemico, strategico, e fare in modo che si possa andare lontano.
Le cose davvero belle sono quelle che facciamo con, e per, le persone intorno a noi. E, anche se è vero che da solǝ forse si va più veloci, è anche vero che insieme si va più lontano.
Buona collaborazione, buon inizio settimana,
Tatiana (e Chiara)
📃Abbiamo parlato di
Ci vuole coraggio e un nuovo mindset per fare buone scelte
📍Cose che hanno lasciato un segno
A breve non avremo più bisogno di uscire da Google per trovare le risposte alle nostre domande, dice Valerio Bassan.
Hai già conosciuto Sphere di Talent Garden, la piattaforma innovativa che mira a connettere professionisti del design e dell'innovazione attraverso strumenti collaborativi avanzati?
📚🎧📺 Stiamo leggendo/ascoltando/guardando
Le letture, gli ascolti e le visioni di Chiara
La scorsa settimana ho guardato Lovestruck in the city, su Netflix, un breve k-drama romantico e leggero. Nel frattempo continuo con Yamato, podcast dedicato al Giappone, con i Bridgerton e con la lettura di Di pancia, di cui riporto qui un estratto in cui mi sono molto ritrovata: “l’infanzia è uno sguardo che riaffiora da dentro e si porta tutti, come un presente mai esaurito”.
Le letture, gli ascolti e le visioni di Tatiana
Ho ascoltato i talk di UXday e poco altro, se non gli aggiornamenti delle elezioni. Oggi alle 14 inizia lo spoglio delle regionali e delle amministrative (qui votiamo anche per quelle).
Lato ascolti, sempre i soliti: i podcast de Il Post, Morning, Amare Parole, Ci vuole una scienza, Indagini.
Ho iniziato in realtà un nuovo podcast, scoperto durante il corso Dieci lezioni sui podcast: La città dei vivi.
Visioni. Proseguo con Criminal minds per il mio allenamento quasi quotidiano all’ascolto attivo e all’osservazione non giudicante. Ho iniziato Eric (su Netflix). Nei prossimi giorni ho in programma di vedere Dune 2
Tengo traccia dei libri che leggo su Goodreads. Ci sei anche tu?
🔎[Cosa stiamo facendo] Notizie dal mondo Kanji
Settimana di incontri, laboratori, formazione, trasferte e appuntamenti. Si prospetta una settimana bella intensa!
📍Informazioni di servizio
Cerchiamo di usare un linguaggio rispetto e inclusivo. Nel testo potresti trovare questo simbolo: « ǝ». Cosa significa? È un simbolo fonetico [schwa (o scevà)] utilizzato per non fare differenze, rispettando l’identità di genere di ognuno. Ne abbiamo parlato in una newsletter: voce del verbo includere.
Ogni tanto, nei consigli di lettura dei libri che leggiamo, o abbiamo letto, c'è un link con un codice di affiliazione. Questo significa che se clicchi e poi compri una di noi prende una piccolissima percentuale. È giusto e corretto che tu lo sappia e decida di conseguenza cosa fare. ;)
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