Riprogettare uno spazio importante
Avevo un problema complesso e non riuscivo ad arrivare al dunque.
La scorsa settimana si è finalmente conclusa la (ri)progettazione del giardino di casa mia. Andava avanti dall’estate scorsa e questo retro-pensiero persistente era un drenaggio continuo di risorse intellettive e di energia.
In questi mesi ho vissuto sulla mia pelle una serie di step che sono tipici dei progetti complessi, e che sono gli stessi che ho vissuto indirettamente a fianco delle imprese clienti in questi anni di lavoro. Li ho riassunti in 5 punti, quelli che sono stati i più difficili da sostenere per me.
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Da quando ho comprato casa nel 2019 un chiodo fisso mi accompagnava, perché fin da allora mi era chiaro che dovevamo cambiare l’esterno: d’estate era troppo caldo per essere vivibile, e durante il resto dell’anno generava un lavoro di manutenzione troppo alto per essere sostenibile.
Nel 2023 il mio compagno e io avevamo preso in considerazione una ristrutturazione, principalmente edile, che però non convinceva del tutto: rispondeva al bisogno di rendere lo spazio vivibile durante la calura estiva ma tralasciava il problema della manutenzione eccessiva e, anzi, ne avrebbe generata di ulteriore. Inoltre richiedeva un budget economico importante senza contare tutto quello che ci sarebbe poi servito in seguito per sistemare il resto.
E così a inizio dell’anno scorso di nuovo al punto di partenza, ma con ancora più frustrazione per il tempo perso a esplorare un’alternativa che, alla fine, non era nemmeno praticabile.
Dall’idea alla messa in opera corre tutta la differenza che c’è tra un progetto di successo e uno fallimentare, anche con le business idea all’apparenza più geniali.
Nel frattempo il mondo va avanti
Mentre mi dibattevo tra le possibili soluzioni, le possibili professioni che mi potevano aiutare e le centinaia di immagini raccolte su Pinterest, la vita andava avanti ed è così ancora tutt’ora. Ho tutti gli altri problemi da affrontare (leggi ´quotidianità`), riassunti per semplicità nella triade lavoro-casa-famiglia, attività che richiedono attenzione, energia, soldi e tempo.
Riprogettare l’esterno di casa è un problema ad onda lunga, di quelli che non possono essere sempre affrontati in priorità massima, ma devono essere alternati con tutto ciò che, nel frattempo, non può aspettare.
Anche nella parte della consulente aziendale, mi sono sentita spesso dire che il business doveva continuare a vendere, e che non si poteva fermare la produzione per mettere a posto le cose. Verissimo e comprensibile da un lato. Ma bisogna essere capaci di riuscire a mettere in pausa tutto il resto ogni volta che è necessario, per riuscire a fare un passo avanti, altrimenti il rischio di metterci dieci anni invece che cinque è tutt’altro che remoto.
Chi vuole passare altri cinque anni con la sensazione di essere davanti a un guado e non avere un piano per riuscire ad attraversarlo?
Trovare le persone giuste, quelle che dicono anche le cose difficili
L’architetto della soluzione in cemento del 2023 ripeteva sempre una frase che era “facciamo come se non costasse nulla” che era il suo modo per esortarci a pensare alla componente progettuale pura, lasciando per una fase successiva la componente economica. Ma poi questa seconda fase non arrivava mai e io continuavo ad avere in mano un bel sogno senza alcun aggancio alla realtà, visto che nemmeno sapevo se me lo sarei potuta permettere. Che poi è quello che è successo: quella proposta era fuori budget e non risolveva nemmeno tutti i nostri problemi.
E così mi sono ritrovata punto a capo, fino a quando non ho trovato le persone giuste per noi. Fin da subito, hanno tenuto in considerazione tutte le componenti del progetto importanti per noi :
valoriale. Favorire l’uso di materiali naturali per ridurre il più possibile l’uso di cemento
funzionale. Avere un ambiente vivibile d’estate e una manutenzione affrontabile nei weekend senza doverci dedicare tutto il tempo libero
economica. Stabilire e rispettare un budget massimo pari al 30% del valore dell’immobile
di tempistica. Completare il lavoro entro l’estate 2025.
L’impresa che abbiamo scelto ci ha fatto una prima proposta di massima, anche economica, poi siamo scesi nei dettagli progettuali e poi siamo passati alla fase esecutiva. E quando nella fase progettuale abbiamo tentato di realizzare un nostro desiderio con qualche escamotage creativo, le persone che abbiamo scelto sono state capaci di dirci: “se volete ve lo facciamo, ma secondo noi è una scelta sbagliata, perché eccessiva e antieconomica rispetto ai presupposti che abbiamo condiviso insieme. Questa è una proposta alternativa, se volete tenere la prima versione vogliamo che siate super consapevoli di quello che comporta”.
In quel frangente, la rabbia e la frustrazione hanno toccato livelli altissimi, ricordo che ho borbottato tra me e me per tre giorni interi, perché dovevo scendere a patti con quello che fino a quel momento non volevo vedere, di cui non volevo essere consapevole. Non li ringrazierò mai abbastanza.
Smontare il problema in pezzi più piccoli
L’abbiamo già detto in altre occasioni, e anche in questo caso è stato determinante. Per chiudere il progetto tutto in una volta, avremmo dovuto avere le idee molto ben chiare sui tanti aspetti. Ma non era così, anzi, ci serviva tempo per delineare tutti i dettagli progettuali ed esecutivi del caso.
E così abbiamo diviso il progetto in due pezzi più piccoli, area superiore e area inferiore del giardino, così da poter partire con l’esecuzione della parte di progetto che era già definita e validata, e rimandare la parte collegata alla seconda fase progettuale a un secondo momento, quello che si è concluso proprio la settimana scorsa.
Suddividere il progetto in due parti ci ha permesso di
vedere i primi risultati,
chiarirci le idee sul resto
goderci un bellissimo patio già nelle vacanze di Natale.
Solo dopo, con la prima parte chiusa, non più opinabile, né modificabile, ma trasformata in un vincolo da rispettare, abbiamo affrontato la seconda parte del progetto. A prima vista può sembrare un limite ma non credo sarei arrivata alla fine senza questo stratagemma. Il carico mentale e le variabili in gioco erano troppe e generavano paralisi decisionale. Invece, così facendo sono anche riuscita ad affrontare con più grinta la seconda parte del progetto, quella che nella mia testa era ancora un po’ fumosa, grazie alla gioia e alla felicità che mi aveva portato il primo pezzo di progetto: un primo risultato.
Abbiamo aumentato i costi complessivi? Sì, nella prima fase abbiamo fatto posare due tubi in più per l’impianto di raccolta delle acque piovane che invece faremo in modo diverso, ma sono costi risibili rispetto al restare bloccata su tutta la linea, e che sosterrei di nuovo senza problemi.
Abbassare le aspettative al nucleo del problema
Durante questi mesi, per riuscire a tornare al nucleo del problema ogni volta che prendevo la tangente, mi è servito tutto l’allenamento che accumulo ogni giorno sul lavoro. Soprattutto quando si parla di budget, di soldi e di tempo, è un attimo allontanarsi dal nocciolo del problema per iniziare a puntare il dito a tutte le altre questioni che gravitano intorno. Da un lato qualunque cifra importante spaventa, dall’altro è un attimo farsi prendere dalla smania del “già che ci siamo”, e del “abbiamo fatto 30, facciamo 31”.
Anche qui, non c’è una risposta giusta a priori. Quello che mi è successo, e che vedo succedere in molti progetti di business, è aggiungere elementi per migliorare, potenziare, sfruttare l’investimento iniziale al meglio, invece di partire da un nucleo di attività strettamente necessarie e funzionali al raggiungimento del risultato. I budget lievitano, i tempi si allungano, le competenze necessarie si moltiplicano e ciò che sembrava a portata di mano diventa lontanissimo e di fatto irraggiungibile. Riuscire a trovare un confine fattibile ed efficace è difficilissimo.
La risposta “se vinco alla lotteria, faccio anche questo pezzo" è una modalità che va benissimo per un elemento aggiuntivo, superfluo, rispetto al core del problema. Se invece è legata a componenti determinanti ecco che allora mi devo fermare, abbassare le aspettative e tornare a un progetto concretamente realizzabile, a cavallo tra realismo e fantasia, tra vincoli e opportunità. Importa riuscire ad andare avanti su ciò che conta davvero.
Nel mio caso, il nocciolo della seconda fase di progettazione era risistemare 300 metri quadri di giardino, e pace se non potrò raggiungere la piscina a piedi nudi dal patio, va bene così.
Esigenze e obiettivi chiari
Spesso in questi mesi mi sono fatta fuorviare da dettagli che mi sembravano centrali, anche perché ci passavo ore a rifletterci sopra, a studiare alternative, a vedere immagini collegate... in realtà non lo erano affatto. E in questa parte anche chi mi supportava faceva fatica ad aiutarmi: se dico al paesaggista che voglio un certo elemento, quella persona si ingegna per renderlo fattibile. Ma se per farlo bisogna cambiare altri elementi del progetto, aumentare il budget, chiamare un ulteriore artigiano in più, o qualunque combinazione tra queste cose ecco che improvvisamente c’è bisogno di tornare al nocciolo centrale: qual è l'obiettivo principale che voglio portarmi a casa?
Non credo sarei mai arrivata al dunque senza una mappa strategica, senza quell’insieme di linee guida fondamentali che con il mio compagno abbiamo costruito e condiviso nel corso del tempo:
problemi che vogliamo risolvere
desideri che vorremmo esaudire
vincoli che dobbiamo rispettare
valori che vogliamo tutelare
futuri che vorremmo veder realizzati.
Buon lunedì, buona progettazione,
Chiara (e Tatiana)
📃Abbiamo parlato di
Tutti i principi alla base di questa esperienza erano già qui, in questo articolo di due anni fa sul nostro blog: la strategia è partire dal perché.
📍Cose che hanno lasciato un segno
In uscita La grammatica che serve, un manuale sull’uso della grammatica fuori dalla pagina scritta.
Indagine qualitativa vs quantitativa, un post di LinkedIN e una serie di commenti sotto che valgono come riassunto di tante discussioni sul tema.
Ok, il prezzo è ingiusto, una riflessione di Gianluca Diegoli sul dynamic pricing.
Quando alla tecnologia si unisce l’umanità già in fase progettuale.
📚🎧📺 Stiamo leggendo/ascoltando/guardando
Le letture, gli ascolti e le visioni di Chiara
Settimana eccezionalmente senza fruizione di alcun tipo di contenuto che non fosse legato alla progettazione in corso. E poi ho lavorato troppo, anche le sere e i weekend, e questo mi ha tolto la voglia di aggiungere altri input, per quanto arricchenti. Conto di recuperare questa settimana la voglia di evasione che ho accumulato nel frattempo.
Le letture, gli ascolti e le visioni di Tatiana
Letture. Proseguo con Intermezzo di Sally Rooney, Magic Words di Jonah Berger (ma in italiano) e Non pensare all'elefante! di George Lakoff.
Ascolti. La prima puntata di Morning condotto da Nicola Ghittoni è andata benone. C’è ancora nostalgia per la voce di Francesco Costa ma, come ogni cosa, ci va tempo. Continuo con i soliti ascolti, principalmente i podcast de Il Post: Orazio, Una notizia al giorno e le storie che le stanno attorno, ogni pomeriggio per tutto l’inverno di Matteo Caccia, Amare parole di Vera Gheno, Ci vuole una scienza con Beatrice Mautino ed Emanuele Menietti, Indagini con Stefano Nazzi.
L’ultima puntata di Amare parole l’ho molto apprezzata: si parla di burocratese, inglesismi e inclusività. Puntata super.
Visioni. Finita Non uccidere (Netflix) che consiglio. Proseguo con Masterchef Italia il giovedì. Ho iniziato sabato Elsbeth, lo spin off di The good wife con al centro l’avvocata Elsbeth Tascioni che adoro (e con la quale sento molte affinità).
Da domani tutto in pausa per entrare nella settimana di Sanremo. Non parlerò d’altro. :D
Tengo traccia dei libri che leggo su Goodreads. Ci sei anche tu?
🔎[Cosa stiamo facendo] Notizie dal mondo Kanji
Questa settimana abbiamo un controllo programmato con una cliente che ormai è anche un’amica (ciao Vale <3), insieme a tutti gli altri progetti in corso, avanti tutta!
📍Informazioni di servizio
Cerchiamo di usare un linguaggio rispetto e inclusivo. Nel testo potresti trovare questo simbolo: « ǝ». Cosa significa? È un simbolo fonetico [schwa (o scevà)] utilizzato per non fare differenze, rispettando l’identità di genere di ognuno. Ne abbiamo parlato in una newsletter: voce del verbo includere.
Ogni tanto, nei consigli di lettura dei libri che leggiamo, o abbiamo letto, c'è un link con un codice di affiliazione. Questo significa che se clicchi e poi compri una di noi prende una piccolissima percentuale. È giusto e corretto che tu lo sappia e decida di conseguenza cosa fare. ;)
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Grazie, bellissimo testo🧡