Sotto il segno dell’orso
Di un 2024 che è iniziato strano, di elefanti che diventano orsi e di insegnamenti che aiutano a fare un passo indietro prima di andare avanti.
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Buon lunedì 8 gennaio e buon inizio anno.
Spero che le vacanze siano state riposanti e piacevoli e questo 8 gennaio non sia troppo pesante. Il 2024 è iniziato e, non so tu, i buoni propositi io ho smesso di darmeli qualche anno fa. Non riesco mai a mantenerli, né tanto meno a raggiungerli, figurarsi. I buoni propositi fanno il paio con quegli obiettivi talmente generici che non significano nulla e che non riescono a dare la direzione che serve per far funzionare le cose.
L’elefante nella stanza è un orso
The bear è una delle migliori serie TV che abbia visto negli ultimi tempi. Risulta a tratti sorprendente e in altri disorientante e anche fastidiosa: parla di cucina, ma non solo. C’è Carmy, un cuoco pazzesco eletto a uno dei migliori chef emergenti del panorama internazionale che decide di tornare a casa per gestire la squallida tavola calda che il fratello suicida gli ha lasciato in eredità. C’è una stagista promettente che ha il sogno di aprire un ristorante di alto livello, dopo aver visto fallire il suo progetto imprenditoriale del catering nel garage di casa. C’è un ragazzo che lavora per preparare la ciambella perfetta, mentre dorme nella cucina della tavola calda. C’è il socio del fratello di Carmy che irrompe, urla, infrange regole scritte e non. Ci sono personaggi fastidiosi, urlanti, che sembrano non volere altro che mantenere uno status quo dove l’aver sempre fatto così è il primo comandamento inciso nella pietra. C’è un grosso debito e c’è la cucina del The Original Beef of Chicagoland, il palco dove si svolge tutta la narrazione, dove si svolgono e si intrecciano vite di persone, sogni, frustrazioni, paure.
Più andavo avanti, più vedevo indizi che mi hanno portata a unire diversi puntini.
Dentro the bear ci sono grandi temi. È ovvio che ne consiglio la visione. Qui però vorrei soffermarmi su alcuni insegnamenti e riflessioni interessanti (senza spoiler, promesso).
La passione non basta mai. Hai presente quella massima che dice “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”? Ecco, è una bugia. La passione non basta, se non hai un obiettivo e un buon modello di business. Non basta avere talento, essere nella top ten: serve tirare su le maniche e lavorare sodo, fino anche arrivare a odiare tutto. Sì, la frustrazione fa parte del gioco.
Non basta il buon prodotto (o servizio). Ma è il punto di partenza. Senza un buon prodotto, servizio, progetto non c’è marketing, pubblicità che tenga. E non mi riferisco solo al prodotto in senso stretto, ma a tutta la catena del valore che parte dalle materie prime, dalla scelta dei fornitori, dagli strumenti.
Il processo è senza intoppi. Fare un passo indietro, a volte, è più importante di farne uno in avanti. Testare se una cosa funziona (un processo, per esempio) e tornare indietro ad aggiustare dove non funziona bene o dove potrebbe funzionare meglio è quello che fa la differenza tra progettare e andare a caso, tra provare un nuovo canale perché va di moda e sceglierne uno nuovo perché ha senso con la strategia a monte. Ideare, creare, prototipizzare e aggiustare.
La squadra è tutto. È inutile voler essere un leader se non hai una squadra che sostiene la tua idea, lavora al tuo fianco per realizzarla e ci crede davvero. Circondarsi di persone che credono nei tuoi stessi valori è fondamentale, ma a volte le persone non te le scegli e devi essere tu a essere il primo esempio e la persona che aiuta le altre a guardare e vedere la direzione. Ma è anche saper riconoscere il valore e il talento di ogni persona e fare in modo che possano riconoscerli e farli fiorire, con gentilezza e attenzione.
Disciplina. È forse la regola che emerge di più nelle cucine dei talent degli ultimi anni. Anche fuori dalle cucine in senso stretto, la disciplina ha senso nella misura in cui permette di mantenere la rotta, provare e riprovare e non fermarsi di fronte al primo ostacolo. Serve progettare per bene ogni fase, comprendere, sperimentare e iterare.
Affrontare l’orso, prima che sia troppo tardi. Forse questo è l’insegnamento profondo che più di ogni altra cosa emerge tra le righe. Cosa rappresenta l’orso? È l'elefante nella stanza che a volte decidiamo di non vedere, di nascondere perché troppo grande e pesante da gestire, e di focalizzarsi su altro, pensando che prima o poi passerà, se ne andrà, si sistemerà. È rispondere “va tutto bene” quando invece c’è solo inferno. È buttarsi in imprese titaniche, anche più impegnative dell’orso stesso, per non affrontare la cruda e vera realtà.
Forse serve smettere di distrarsi. Di alzare gli occhi dai fuochi e dai piatti. Di aprire lo sguardo su di sé e su ciò che ci circonda per dirci una volta per tutte che sì, basta fingersi morto. Quell’orso va affrontato, con una squadra, con disciplina, con coraggio.
Buon inizio anno, buon inizio settimana,
Tatiana (e Chiara)
📃Abbiamo parlato di
Qualche link è già nella newsletter. Per approfondire e per partire con il piede giusto, possiamo partire dagli obiettivi.
📍Cose che hanno lasciato un segno
Cose belle e utili per ripartire dopo le vacanze.
- dedica una puntata della sua Newsletter all’email marketing del 2024: cosa cambia, a cosa fare attenzione se l'email marketing è uno degli strumenti nella tua strategia.
La Triennale di Milano: un giro dal divano o dalla scrivania (da Una cosa al giorno)
Cose da leggere e da guardare dopo avere ascoltato L’invasione, il nuovo podcast del Post di Luca Misculin e Riccardo Ginevra.
📚🎧📺 Stiamo leggendo/ascoltando/guardando
Le letture, gli ascolti e le visioni di Chiara
Ho guardato la terza stagione di Emily in Paris: mentre la trama è sempre più gnich (molliccia, di consistenza non ottimale, termine dialettale piemontese) mi sono goduta la scenografia creata dai vestiti scelti, splendidi e eccessivi insieme, una meraviglia per gli occhi. E poi mi sono vista una marea di cartoni animati, dai grandi classici Disney alle ultime uscite su Netflix, tutti scelti da Gemma, ovviamente. ;-)
Non ho letto praticamente nulla e con la fine del 2023 mi sono portata a casa il trofeo per l’anno in cui ho letto meno in tutta la mia vita, non mi era mai successo prima di non arrivare alla dozzina in un anno intero. Vedremo il 2024 come andrà, ho smesso di fare buoni propositi.
La scorsa settimana però sono stata al Museo del Cinema di Torino a vedere la mostra sul Mondo di Tim Burton: se sei di queste parti e ti piace il genere è molto carina, ci sono tantissime illustrazioni originali, dagli scarabocchi, ai bozzetti a veri e propri dipinti. Consigliata!
Le letture, gli ascolti e le visioni di Tatiana
In questo periodo da Natale a oggi, ho trascorso tempo lavorando un po’, (ri)guardando Harry Potter e immergendomi in qualche nuova serie TV, tra cui The bear, The mandalorian e Raffa (ancora da finire). Pensavo di iniziare a leggere qualche nuovo libro e invece mi sono un po’ persa. Li ho tutti in lista, pronta a iniziarli: Il volto del male di Stefano Nazzi, La portalettere di Francesca Giannone.
Ogni sabato, dal 6 gennaio, riparte Da Costa a Costa, la newsletter di Francesco Costa sulle nuove elezioni presidenziali americane (la prima è super bella).
Il 7 gennaio è uscita una nuova puntata di Amare Parole, il podcast sul linguaggio di Vera Gheno: la mistica dell’essere madri.
Ieri sono stata a vedere la mostra "Banksy, Jago, TvBoy e altre storie controcorrente". Se sei da queste parti fai un salto, la consiglio.
Tengo traccia dei libri che leggo su Goodreads. Ci sei anche tu?
🔎[Cosa stiamo facendo] Notizie dal mondo Kanji
Qui siamo pronte a ripartire. La prima cosa fatta in questo 2024 è questa nuova puntata della newsletter. Questa prima settimana la dedichiamo ai progetti aperti, al piano editoriale per i prossimi mesi, a fare il punto e ai nuovi progetti a cui lavoreremo da oggi in poi.
📍Note a piè di pagina
Cerchiamo di usare un linguaggio rispetto e inclusivo. Nel testo potresti trovare questi simboli: « ǝ», «з»
Cosa significano? Sono simboli fonetici [schwa (o scevà)] utilizzati per non fare differenze, rispettando l’identità di genere di ognuno. Il simbolo fonetico /ə/ si usa per le desinenze al singolare. Lo schwa lungo /3/ invece per il plurale. Ne abbiamo parlato in una newsletter: voce del verbo includere.
📍Note a piè di pagina/ 2
Ogni tanto, nei consigli di lettura dei libri che leggiamo, o abbiamo letto, c'è un link con un codice di affiliazione. Questo significa che se clicchi e poi compri una di noi prende una piccolissima percentuale. Qui i dettagli.
È giusto e corretto che tu lo sappia e decida di conseguenza cosa fare. ;)
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