Una comunità (che balla)
Fare ed essere comunità significa esserci, condividere e guardare verso la stessa direzione. Insieme.
Buon lunedì 23 settembre.
Un lunedì inizia sempre in salita. È stato il buongiorno che ho scambiato con una persona proprio stamattina prima di iniziare a lavorare. Odio il lunedì, ma è solo colpa mia: passo il weekend senza staccare mai del tutto la testa dal lavoro, anche facendo altro. C’è da dire che la scorsa è stata una settimana piuttosto impegnativa: è quasi morto il mio amato macbook, fatto che mi ha messa a dura prova per dover gestire tuttecose tra macchine diverse (altri Mac e un Windows, l’IPhone) per riuscire a fare tutto a modino, nell’attesa che il nuovo macbook arrivasse. Tra Cloud, Google Drive e backup settimanali sono riuscita a smarcare diversi task, nonostante un accumulo di ritardi e rimandi al weekend e a oggi.
Dicevo: non riesco mai a staccare davvero la testa dal lavoro durante il weekend, tant’è che mi capita quasi sempre di lavorare, per portarmi avanti (o per fare cose che non sono riuscita a finire in settimana). Ma sabato ho fatto altro: sono stata al salone del camper di Parma, per la prima volta, e sono ancora estasiata per aver incontrato una comunità.
Io sono Tatiana e questa è la newsletter di Kanji, quella che parte ogni lunedì mattina per arrivare alla tua casella di posta. Se te l’hanno inoltrata e vuoi iscriverti, puoi farlo da qui.

Il senso di essere parte di una comunità
La prima volta di qualsiasi cosa è sempre, o quasi, disorientante. È dalle vacanze di questa estate che mio marito e io stiamo pensando a un van per migliorare la nostra esperienza di vacanza che è, sempre, on the road (non stiamo mai per più di due giorni nello stesso posto) e per riuscire davvero a prendere e andare quando ci va di farlo. Non un camper, ma il furgone camperizzato ci è sembrata l’idea migliore, ma prima volevamo farci un’idea.
Il salone del camper e, più in generale, il mood camper è un mondo fatto di prassi, scelte e identità. È quel che io chiamo ´comunità` in senso stretto: il far parte di un gruppo, una comunità appunto, composta da un insieme di individui legati da caratteristiche comuni riconosciute da ogni altro individuo appartenente a quel gruppo. Chi è camperista si riconosce e si sente parte di una comunità, di un gruppo che condivide un modo di essere che non si riduce ad avere un camper o fare le vacanze in camper. Durante la visita, abbiamo avuto un grandissimo supporto da chi è camperista da anni (una coppia ci diceva appunto che lo era da 40 anni), senza mai marcare, nemmeno una volta, la decennale esperienza, ma mettendo a disposizione un sapere che ci ha permesso di farci un’idea, di capire meglio marche e modelli, a cosa prestare attenzione, ecc. Insomma, oltre agli stand con venditori capaci e disponibili, abbiamo avuto intorno persone felici di aiutare persone neofite a capire e comprendere il mondo camper sotto diversi aspetti.
Un brand si fa e cresce nella (sua) comunità
Tornando a casa e riflettendoci ancora, mi sono resa conto di quanto una comunità sia importante per un brand. Creare una comunità intorno a un brand è un lungo e complesso processo. Non basta piazzare un ottimo prodotto o servizio e farlo acquistare. Serve mettere in campo tutto quel che è possibile per creare una relazione forte, autentica e duratura tra il brand e le persone.
Lo dico sempre e spesso: va bene stare sui social, fare advertising e mettere in campo tutte le azioni di marketing per far conoscere un brand, ma mai (MAI) dimenticare di creare relazioni forti e significative con le persone, che vanno oltre il prodotto e servizio. E non è detto che chi ama un brand si senta automaticamente parte di una comunità. Così come non è detto che una comunità si leghi a un brand.
Le comunità sono qualcosa in più di una community. Per me c’è una differenza sostanziale che sta nello spazio: le comunità sono ubique, online come offline, ossia onlife.
E, ancora più importante, il più delle volte le comunità esistono già, indipendentemente dai brand. Nascono, crescono e vivono senza che ci sia un brand di riferimento, proprio perché il motivo alla base è racchiuso in quel qualcosa che le unisce: valori, luoghi, identità, più che solo per interessi comuni.
E se un brand è bravo a intercettarle e diventarne parte o, ancora, rappresentarne l’essenza, beh, vince.
Di esempi ce ne sono, più famosi e meno. Pensa alla comunità di WordPress: in questo caso, è stato il brand (WordPress) a far nascere e crescere una comunità che conta migliaia di persone in tutto il mondo, che mette a disposizione sapere ed esperienza per rendere WordPress uno strumento accessibile, semplice e condiviso.
Oppure pensa all’Estetista Cinica. Per me è un grandissimo esempio, sia perché faccio parte di quella comunità, sia perché, da professionista, ho studiato il percorso quasi dall’inizio.
Cristina Fogazzi ha saputo raccogliere intorno a sé e al suo brand Veralab migliaia di persone. Persone che si sono unite in modo molto naturale intorno a un brand non perché il brand (o Cristina Fogazzi) lo abbia chiesto, ma perché è risultato naturale farlo. Sono state le persone a creare la comunità e L’Estetista Cinica a renderla possibile. Dietro c’è un ottimo prodotto, ma da solo non basta.
Io sono dentro da quando i pack dei prodotti erano sottovuoto con le etichette stampate in casa e conosco molto bene tutta la storia, perché ne ho fatto - e ne sono - parte.
Avere una comunità intorno al proprio brand per me significa che quel brand funziona (e ha tutte le carte in regola per avere successo). Ed è quello che dico ogni volta che lavoro a una strategia di branding: le persone con i loro bisogni prima del prodotto/servizio. Le persone credono nei valori, nelle promesse, nei fatti, nelle azioni, che vanno oltre a un buon prodotto (che ovvio deve esserlo).
Fare ed essere comunità significa esserci, condividere e guardare verso la stessa direzione. Insieme.
Buon lavoro, buon inizio settimana,
Tatiana (e Chiara)
📃Abbiamo parlato di
📍Cose che hanno lasciato un segno
Raccogliere 500 mila firme entro il 30 settembre per il referendum abrogativo sulla cittadinanza presentato lo scorso 4 settembre. Hai già firmato? Basta lo SPID o la carta d’identità elettronica. Firma anche tu!
È nata Senza Redazione, una nuova piattaforma che raccoglie informazioni e opportunità per freelance nel mondo della comunicazione e dei media. (dalla Newsletter Ellissi di Valerio Bassan)
«Secondo una ricerca di McKinsey, prima dell’avvento dell’Intelligenza Artificiale Generativa si prevedeva che l’IA avrebbe raggiunto un livello di creatività pari a quello del Quartile Superiore nel 2065. Dopo tre anni, siamo scesi al 2031. Abbiamo perso tre decadi di vantaggio competitivo in tre anni.» Dalla newsletter Corrente di Jacopo Perfetti
Benessere mentale e creatività. Un post che fa riflettere sul futuro.
Per socie e soci di Architecta sta arrivando il momento dell’anno in cui ci si ritrova al Summit. Inizia venerdì. Sei ancora in tempo per iscriverti e partecipare.
L’ultima newsletter di Erica Bortolussi parla di lavoro ben fatto, dal punto di vista della comunicazione visiva ma non solo.
📚🎧📺 Stiamo leggendo/ascoltando/guardando
Le letture, gli ascolti e le visioni di Chiara
Ho letto Fish!: Il metodo infallibile per risollevare il morale e tornare a fare grandi risultati e mi è piaciuto, leggero e godibile come un romanzo ambientato in ambito business.
Ho ascoltato la prima puntata di Sonar, e mi è piaciuto parecchio, la divulgazione scientifica mi riempie di meraviglia per la complessità (biologica, in questo caso) che si nasconde dietro l’apparente semplicità (del linguaggio dei cetacei, in questo podcast).
Sto guardando Another self con molta curiosità. Si tratta di una serie TV che racconta la storia di tre donne amiche tra loro, ed è molto affascinante perché la produzione è turca perciò ha sceneggiatura, fotografia e dialoghi molto simili a quelli italiani ma, per alcuni versi, profondamente diversi. Una boccata di ossigeno, e un tema, quello della spiritualità che mi tocca molto.
Le letture, gli ascolti e le visioni di Tatiana
Proseguo con Sergio Marchionne di Tommaso Ebhardt e rifletto tantissimo su cosa vuol dire prendere decisioni, anche difficili per far succedere le cose. Ho riletto (ma in versione audiolibro) La versione di Fenoglio di Gianrico Carofiglio. È una lezione di comunicazione. Lo consiglio.
Ascolti. Tanta musica anche questa settimana e soprattutto l’audio libro di cui sopra. Non so se sai che ho una passione per lo Spritz Cynar. Beh, Luciano Floridi ha parlato proprio dell’effetto Cynar a proposito di intelligenza artificiale. Puoi ascoltarlo anche qui.
Vera Gheno nell’ultima puntata di Amare Parole parla di Michela Murgia. Ho pianto.
Visioni. Proseguo con XFactor e con Imma Tataranni, sostituto procuratore. Fino a fine settembre non credo riuscirò a iniziare altro. Giovedì parto per Roma direzione summit 2024 di Architecta. Ci sarai?
Tengo traccia dei libri che leggo su Goodreads. Ci sei anche tu?
🔎[Cosa stiamo facendo] Notizie dal mondo Kanji
Settimana breve, perché da giovedì saremo al Summit di Architecta. Se ci sarai faccelo sapere! Fino a mercoledì, testa bassa a preparare cose, qualche incontro e pianificazione.
📍Informazioni di servizio
Cerchiamo di usare un linguaggio rispetto e inclusivo. Nel testo potresti trovare questo simbolo: « ǝ». Cosa significa? È un simbolo fonetico [schwa (o scevà)] utilizzato per non fare differenze, rispettando l’identità di genere di ognuno. Ne abbiamo parlato in una newsletter: voce del verbo includere.
Ogni tanto, nei consigli di lettura dei libri che leggiamo, o abbiamo letto, c'è un link con un codice di affiliazione. Questo significa che se clicchi e poi compri una di noi prende una piccolissima percentuale. È giusto e corretto che tu lo sappia e decida di conseguenza cosa fare. ;)
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